Le isole Bermude: un arcipelago ‘slow’

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Iniziamo subito con un chiarimento linguistico: Bermuda è il nome dello stato (in realtà, un territorio d’oltremare britannico, talvolta anche chiamato Isole Somers); mentre l’arcipelago di trecento e più isole, in italiano corretto si chiama Bermude, così come si usa la -e finale per indicare il famoso triangolo delle Bermude, la zona di mare ‘maledetta’ dove si sono verificati vari fenomeni inspiegabili di sparizioni di navi e aerei. Le bermuda sono invece i famosi pantaloni al ginocchio, inventati proprio da queste parti e tuttora indossati anche in situazioni formali, incredibilmente abbinati senza remore a giacca e cravatta.

Sgombrato il campo da errori linguistici, parliamo un po’ di questo vero e proprio paradiso terrestre (oltre che fiscale), situato nell’Atlantico al largo della Carolina del Nord e della Florida. Qui si gode di un eccezionale clima subtropicale, un oceano di colore turchino, spiagge di sabbia corallina rosa orlate da buganvillee, prati color verde smeraldo e tante, tante orchidee. Le isole abitate sono soltanto venti, la capitale è Hamilton, ma ancora più estesa importante dal punto di vista storico è la città di Saint George.

Alle Bermude, dovunque si guardi si vedono edifici bianchi o in colori pastello. L’architettura dell’isola è uno stupefacente ma riuscito mix di stili diversi: il gotico delle chiese, il coloniale degli edifici civili, con bungalow da pesca caraibici, case da tè molto anglosassoni, facciate italiane. E ritoccati con pennarelli colorati sembrano anche i fari, le barche, i pali, le cassette postali e ogni tipo di arredo urbano.

Le Bermude sono la meta ideale per chi punta sull’ecoturismo e la vita rilassata. Qui trovate alberghi di grande charme, senza l’affanno del tutto esaurito. Qui la gente non ha fretta e sa godersi la vita: non ci sono fast food, tutti girano in bicicletta. Golf, cricket e yacht sono i passatempi principali, come anche il giardinaggio. Si trovano anche locali reggae e murales caraibici, ma non souvenir pacchiani. Da non perdere le funzioni religiose domenicali con i canti gospel di origine africana.

Che per soggiornare scegliate bungalow coloniali, bed & breakfast ricavati da ville d’epoca o grandi hotel storici rinnovati in chiave hi-tech, sappiate che sulle spiagge potreste ritrovarvi come vicino qualche star del jet set statunitense oppure importanti manager e imprenditori!

Da non perdere assolutamente l’isola di Saint George, la più settentrionale dell’arcipelago, dichiarata patrimonio UNESCO per le sue fortificazioni storiche che documentano in maniera straordinaria l’inizio della potenza coloniale britannica in questa zona del mondo nei secoli XVII e XVIII. Molto belle anche le costruzioni che si affacciano su King’s Square, la piazza principale: il palazzo comunale, la chiesa di Saint Peter’s costruita in arenaria calcarea e legno di cedro.

Pronti a partire? I migliori siti su cui trovare informazioni per un viaggio alle Bermude sono Go to Bermuda e quello ufficiale del Governo.

1 commento su “Le isole Bermude: un arcipelago ‘slow’”
  1. Paolo ha detto:

    Poterle visitare sarebbe un sogno!


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