Asinara, non solo asinelli bianchi

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L’isola dell’Asinara è nota per essere stata la sede di un famoso carcere e negli anni ’90 per avere ospitato in regime di massima sicurezza i boss mafiosi agli arresti. In pochi sanno che negli anni del maxi-processo alla mafia, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino la scelsero per trascorrere le settimane precedenti il processo, in modo da studiarne gli atti in un luogo ritirato e ben protetto.

L’isola dell’Asinara deve il suo nome al latino Sinuaria, ossia ricca di insenature, e non come molti credono, al fatto che sia abitata da una particolare razza di asini bianchi. Oggi il carcere non c’è più e nel 1997 è stato istituito il Parco Nazionale, poiché l’isola ha un patrimonio faunistico e botanico di grandissimo interesse. Grazie alla quasi totale assenza dell’uomo vi si riproducono oltre 80 specie di animali terrestri e di uccelli.

Le poche persone che abitavano l’isola vennero trasferite a Stintino nel 1885 allorquando lo Stato italiano decise di costruirvi una stazione di quarantena marittima e, appunto, il famoso carcere: da allora gli unici abitanti dell’isola sono stati i reclusi e le guardie carcerarie, che potevano viverci con le proprie famiglie.

La visita dell’isola non è libera e può essere condotta solo con una guida. Il panorama è splendido e la visita ai diversi insediamenti del carcere sparsi sull’isola (i detenuti erano raggruppati in zone diverse a seconda del reato) è davvero molto suggestiva. Lungo il percorso che si compie a bordo di un trenino si fanno incontri con diversi tipi di animali, primi fra tutti gli asinelli bianchi che vivono allo stato brado. Le stagioni consigliate per la visita sono la primavera e l’autunno.

www.parcoasinara.org


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