Datong, in Cina: il fascino dei templi e dei monasteri rupestri

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Oltre alla Grande Muraglia Cinese e all’esercito di terracotta di Xian, una delle escursioni preferite da chi ha più di qualche giorno da passare a Pechino è quella a Datong, città della provincia dello Shanxi, che dista circa 500 chilometri dalla capitale cinese. Datong può raggiungere assai comodamente con un treno notturno che impiega sei ore oppure in aereo o con quattro ore di auto. Era l’antica capitale dei Wei Settentrionali, un’etnia di lingua turca che nel V secolo riuscì a unificare la Cina del Nord.

Datong è il punto di partenza per varie gite di estremo interesse. A soli 16 chilometri dalla città si trovano le cinquantatré grotte di Yungang (il nome significa “grotte della cresta delle nuvole”), tagliate nelle falesie dei Monti Wuzhou, in una zona nei pressi di un passo montano che costituisce una porta per la Mongolia Interna. All’interno di esse, scavate per circa un chilometro nella nuda roccia, sono ospitati ben 51.000 Buddha, che risalgono proprio alla dinastia Wei (386-534); le statue sono impressionanti non solo per numero, ma anche per forma, colori e varietà di influssi artistici e ottimamente conservate grazie al riparo fornito dalla montagna. Le grotte sono tutelate dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità. Qui sotto ne vedete solo alcuni esemplari tra i più noti.

Da non perdere anche la Pagoda Mu Ta di Yingxian, tutta in legno, ritenuta uno degli edifici di questo tipo più antichi della Cina.

A una settantina chilometri da Datong, tra i monti Heng Shan, si trova invece lo spettacolare monastero sospeso di Xuankong Si, edificato su uno sperone di roccia a 50 metri dal suolo. Costruito quattordici secoli fa, è un complesso a più piani sostenuto da decine e decine di esili pali di legno. Al suo interno vi sono quaranta piccoli padiglioni collegati da passerelle sospese nel vuoto. Un’emozione che non si dimentica facilmente.


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