Massa Marittima: gioiello medievale della Maremma

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Abbiamo già parlato di Campiglia Marittima, Suvereto e Bolgheri, ma riserviamo un’intera pagina al completamento dell’itinerario storico-gastronomico nella Maremma livornese-grossetana per parlare di Massa Marittima. Nonostante il suo nome, la cittadina medievale è situata nel cuore delle Colline Metallifere a 30 chilometri dal Tirreno, ed è un borgo in cui la vita scorre senza fretta tra capolavori artistici e piaceri del palato.

La visita della città è una delizia e non può che partire da piazza Garibaldi, una delle più mirabili d’Italia, a forma di stella in lieve discesa di fronte al Duomo (nella foto). Su essa, stracolma di ristoranti e bar, si affacciano tutti gli edifici più significativi:
* il Palazzo Comunale, al cui interno si trova la cinquecentesca Cappella dei Priori;
* la chiesa di San Pietro all’Orto, sede del Museo di Arte Sacra in cui si trovano anche una preziosissima Maestà di Ambrogio Lorenzetti e un crocifisso ligneo di Giovanni Pisano;
* il Duomo di San Cerbone, perfetto esempio di architettura a metà strada tra il romanico e il gotico, edificato tra l’XI e il XIV secolo. Al suo interno si può ammirare la pala della Madonna col Bambino attribuita niente meno che a Duccio di Buoninsegna.

Da non perdere anche:
* la Torre del Candeliere, risalente al Duecento, da cui si può ammirare il mare di Follonica e di Punta Ala e
* il Museo Archeologico conserva una stele neolitica di Vado all’Arancio.

Nelle viscere del borgo, ricche di rame, argento e pirite, entrando nel Museo della Miniera, si può percorrere per 700 metri la galleria di una miniera e capire come vissero gli uomini che in passato con la loro fatica fecero la fortuna di questo borgo. I giacimenti minerari delle Colline metallifere erano note già al tempo degli etruschi: argento, piombo, ferro e oro.

Per restare in tema minerario, poco lontano dalla cittadina si trova il Parco minerario di Govorrano, con un magnifico teatro scavato nella roccia. Nello stesso luogo, la famosa torre in cui fu imprigionata la sfortunata nobildonna Pia de’ Tolomei ricordata da Dante ne La Divina Commedia.


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