Villa Rotonda, gioiello del Palladio nei pressi di Vicenza

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Villa Americo CapraSe c’è un edificio che è stato fonte di ispirazione e imitato per secoli in tutto il mondo, questo è Villa Almerico Capra (più nota come Villa Rotonda o semplicemente La Rotonda). Si tratta infatti di un’opera architettonica unica nel sue genere in cui si combinano in maniera perfetta armonia delle forme, eleganza di stile e collocazione paesaggistica.

Commissionata da Paolo Almerico, nobile ecclesiastico vicentino, fu progettata e costruita da Palladio nel 1566, non lontano dalla città di Vicenza, nei Monti Berici, in un luogo consono alla meditazione e allo studio, perfetto per gli ideali di vita semplice e a contatto con la natura in linea con gli interessi del tempo e le richieste dello stesso Almerico. Ne è risultata un’opera mirabile e sicuramente la più famosa e bella fra le tante ville palladiane, inserite dall’UNESCO nel Patrimonio dell’umanità.

La villa presenta una pianta a croce perfettamente inscrivibile in un cerchio (ecco perché è soprannominata Villa Rotonda) e si ispira al Pantheon romano, allo scopo di creare una maestosa villa-tempio, perfetta per il suo ecclesiastico committente, i suoi studi e i suoi ritiri spirituali. Le quattro facciate, identiche, sono ornate da logge impreziosite da statue classiche.

I bracci della croce sono costituiti dai quattro corridoi che dall’esterno convergono verso il centro, in un ideale punto di incontro, enfatizzato da una sala rotonda. Qui, tramite un ideale gioco di luci, forme architettoniche e colori, si crea un effetto ottico centripeto che sospinge lo sguardo verso l’alto, dove la cupola a cerchi concentrici, progettata da Vincenzo Scamozzi e ornata dagli affreschi di Alessandro Maganza, culmina con una lanterna (un altro particolare che ricorda il Pantheon).

Lo studio della luce era essenziale per Palladio; infatti, in assenza di luce naturale, l’effetto centripeto viene sostituito da uno centrifugo, e lo sguardo è attirato dai quattro corridoi che si dipartono dal centro, alla ricerca della luce esterna.

Le decorazioni interne si devono a Ludovico Dovigny, che impreziosì le pareti di un gusto sfarzoso, che di certo non sarebbe piaciuto al Palladio, se al termine dei cantieri fosse stato ancora in vita, in quanto spiccatamente in contrasto con la sua concezione architettonica. I lavori si conclusero nel 1589, quando ormai anche Almerico era deceduto. E quando la sua famiglia cadde in disgrazia, la villa fu venduta ai fratelli Capra che le diedero un tono decisamente seicentesco e barocco, contrastante con gli ideali palladiani, aggiungendo anche una cappella.

Oggi la villa appartiene alla famiglia Valmarana, un esponente della quale, Mario Valmarana, fu un appassionato studioso del Palladio.

Per una visita troverete maggiori informazioni sul sito ufficiale.

Claudia Fallica


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