La cultura aborigena australiana e l’Ayers Rock

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Noi non possediamo la terra: è lei che possiede noi“. Così Yindi, spiega la filosofia del popolo Jawoyn. Questa tribù aborigena vive da migliaia di anni nel Kakadu Park, nel Northern Territory ed è stato davvero un privilegio poter entrare in contatto con loro durante un viaggio in Australia. La modernizzazione del Paese e la conquista della terra da parte della cultura bianca non hanno tolto fierezza a questo popolo che vive ancora in gran parte secondo le tradizioni tramandate nel corso di generazioni.
Yindi racconta con piacere le leggende e i misteri di questa terra ancora selvaggia: tutto ha inizio dal mito del serpente arcobaleno, che si ritrova in tutta la tradizione aborigena australiana, anche se con sfumature diverse. Qui nel Kakadu, leggenda vuole che il serpente fosse una donna, Kurangali, lo spirito più potente. Uno spirito che da sempre trascorre la maggior parte del tempo nei billabong e nei secret sites o dreaming sites, zone spesso off-limits anche per gli stessi aborigeni.

Come ci spiega Yindi, entrare in un secret site senza essere accompagnati da una persona anziana della tribù può disturbare lo spirito del Serpente arcobaleno e scatenare la sua furia, che porta a terremoti, inondazioni e catastrofi naturali. E’ per questo che la cultura aborigena è improntata al massimo rispetto della natura. Come nel caso degli animali. Yindi vive nei pressi dell’East Alligator River, un fiume a nord est, infestato di feroci coccodrilli. Questi esseri, secondo gli Jawoyn, un tempo erano uomini. Accusati d’incesto e per questo condannati ad essere bruciati vivi, questi uomini riuscirono a liberarsi quando le fiamme li stavano già divorando. Acquistarono la libertà, ma portano sulla schiena le inconfondibili cicatrici delle ustioni. Come i coccodrilli, per l’appunto.

Più a Sud, nel cuore dell’Australia, si erge maestoso nel mezzo della piatta boscaglia sabbiosa Uluru, il luogo più sacro per gli aborigeni australiani, più noto come Ayers Rock. Questo monolito fatto di roccia, è lungo 3,6 chilometri e alto 348 metri. All’alba e al tramonto il sole regala giochi di luce straordinari, rendendo spettacolare tutta l’area sacra di Uluru e del Kata Tjuta National Park. Abitanti e proprietari di questa terra sono gli Anangu. E uno di loro è Gondwi, che ci racconta la cultura, gli strumenti e i rituali del suo popolo.

Uno strumento fra tutti incuriosisce i visitatori: si tratta di uno strumento antichissimo e bellissimo: il didjeridoo. Diventato uno dei souvenir “aussie” più gettonati, questo strumento musicale è utilizzato dai soli uomini in ogni cerimonia aborigena e ha un fondamentale significato culturale. Il didjeridoo è un lungo ramo di eucalipto scavato dalle termiti. Quando gli aborigeni trovano i rami vuoti nel bush, li rimuovono, li tagliano in lunghezze adatte (la dimensione determina il suono dello strumento) e tolgono la corteccia esterna. Poi completano lo strumento decorandolo con colori sgargianti e plasmando della cera d’ape attorno all’apertura più piccola, che diventa il bocchino.

Gondwi ci spiega il segreto per suonare il didjeridoo: tutto sta nella respirazione circolare. Il resto è musica.

Mentre al Kakadu le possibilità di pernottamento sono diverse, per dormire a Uluru c’è un solo e attrezzato resort.


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