Da Ajaccio a Sartène passando per Filitosa: le principali attrazioni del sudovest della Corsica

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Ajaccio è il capoluogo della Corsica e la sua città “imperiale”. Cominciò a svilupparsi nel XV secolo, quando Genova decise di dare vita all’insediamento già esistente in questo ampio golfo ben riparato. Le mura della Cittadella furono costruite su progetto dell’architetto milanese Cristoforo de Gandino. Ajaccio rimase genovese fino al 1533, quando viene conquistata dai francesi. Nel frattempo però era già stata popolata da più di cento famiglie della Lunigiana, tra cui i Bonaparte. Infatti qui nel 1796 nacque il più illustre figlio della città: Napoleone, futuro imperatore di Francia, la cui figura è celebrata in ogni angolo della città.

Ajaccio è forse la città della Corsica con l’aspetto francese più evidente: grandi viali alberati, caffè all’aperto, un importante porto prediletto dai turisti francesi (mentre gli italiani tendono a sbarcare a Bastia) e una serie di musei, tra cui il museo Fesch e il Museo Napoleonico.

Il quartiere della città vecchia è il luogo più piacevole del capoluogo: oltre a ospitare la Cattedrale, la Citadelle e la casa natale di Napoleone, ospita tutti i giorni le bancarelle dei mercatini dell’antiquariato e i prodotti tipici corsi. Sulla destra della Cittadella si protende nel golfo un molo lungo 200 metri dietro il quale si trova un suggestivo porto dalle banchine colorate, intitolato al cantante Tino Rossi, anch’egli nativo di Ajaccio.

Nei dintorni di Ajaccio vale una visita la Pointe de la Parata, un promontorio roccioso situato a una decina di chilometri a ovest della città, alla cui estremità sorge la Tour de la Parata, un torrione di avvistamento cilindrico costruito all’inizio del ‘600 dai Genovesi. Si raggiunge con una breve camminata su terreno leggermente accidentato. Da questo punto si gode uno panorama tra i più pittoreschi della Corsica, quello sulle Iles Sanguinaries, che distano poco più di un chilometro. Esse devono il nome alla colorazione rossiccia che prendono alla luce del tramonto

Percorrendo la strada litoranea verso sud, giunti all’altezza del fiume Taravo, una piccola deviazione della strada D57 ci indirizza verso il sito archeologico di Filitosa, immerso nella vegetazione selvaggia della macchia mediterranea. L’insediamento risale al IV-II millennio a.C. Ma fu solo nel 1946 che il proprietario del terreno scoprì varie statue e altre testimonianze storiche nelle sue proprietà. Si tratta di importanti vestigia ancora per molti versi avvolte dal mistero. Fortezze circolari in pietra a secco, insediamenti abitativi e una straordinaria serie di oltre mille dolmen e menhir: sono le rappresentazioni arcaiche dei guerrieri che vegliano affinché dal mare non arrivassero i predoni. I più antichi sono appena sbozzati, mentre quelli più recenti sono scolpiti con fattezze umane sempre più precise. Filitosa è oggi patrimonio dell’umanità per l’UNESCO per la sua riconosciuta ricchezza di megaliti scolpiti. Sul posto è possibile visitare un vasto ed esauriente Museo e percorrere un percorso segnalato nell’area degli scavi.

Tornati sulla costa, riprendiamo la strada litoranea verso sud, toccando Propriano, affacciata su una bella baia per poi salire nuovamente verso l’entroterra e giungere ai 558 metri di Sartène, la città che lo scrittore francese Prosper Mérimée definì “la più còrsa delle città còrse”, per il suo carattere tradizionalistico e orgogliosamente insulare. Sartène si presenta bella, fiera e impenetrabile nel suo aspetto medievale. Eretta su un promontorio roccioso e fortificata dai Genovesi, è un piccolo gioiello dalle viuzze intrecciate, dove si affacciano antiche case e palazzi della nobiltà terriera, oltre ai resti della cinta muraria della cittadina. E’ la città dei prodotti tipici, delle antiche tradizioni, dei legami di sangue e del fervore religioso.

Ogni anno, il venerdì santo, Sartène si illumina di candele per celebrare la Passione di Cristo con la commemorazione del Catenacciu, che prende il nome dall'”incatenato”, un sartenese anonimo di cui solo il curato della città conosce l’identità. Incappucciato e con una tunica rossa rievoca l’ascesa di Cristo al Calvario, portando in spalla una croce di 30 chili e una catena di 15 chili legata al piede. La marcia dura tre ore; questa emozionante cerimonia raduna ogni anno molti fedeli ed è la manifestazione religiosa più antica dell’isola.


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