I siti archeologici di Micene e Tirinto, in Grecia, patrimonio UNESCO

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Chiedete a un greco che cosa rappresenta meglio la cultura del suo paese e vi dirà di tralasciare le isole per concentrarvi sul Peloponneso. In effetti, la Grecia attira turisti soprattutto nei mesi estivi e quando le temperature salgono, per il vacanziere non c’è niente di più gradevole di un’isola ventosa circondata da mare blu. Ma quando la stagione è meno calda, allora vale sicuramente la pena di concentrarsi sulle numerose attrattive archeologiche della Grecia continentale.

E’ il caso dei siti di Micene e Tirinto, nell’Argolide, una regione del Peloponneso. Entrambi furono scoperti dall’archeologo tedesco Heinrich Schliemann alla fine dell’800 e oggi sono inseriti nel Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO per il loro inestimabile valore. Si tratta senza dubbio delle due città più emblematiche e sorprendenti della civiltà micenea, quella che più di ogni altra rappresenta la cultura dell’età del bronzo in Grecia (XV-XII secolo a.C.).

Tutto il complesso della cittadella fortificata di Micene – risalente al XIII secolo a.C. – trasuda monumentalità ed emana una misteriosa suggestione. Le possenti mura, edificate utilizzando grandi blocchi di pietra proteggevano la città da tre lati, mentre il lato sud-orientale era protetto da un profondo avvallamento naturale. Si entrava nella città per mezzo della Porta dei Leoni (foto in alto), costituita da quattro ciclopici blocchi e architravata. A coronamento dell’architrave, un lastrone triangolare alto quasi tre metri è decorato con due leonesse rampanti (oggi senza testa) ai lati di una una colonna sacra.

Subito dietro la porta si trova il cerchio delle tombe reali, in una della quali è stata ritrovata la famosa cosiddetta maschera d’oro, rinvenuta sopra il visto di un defunto e nella quale Schliemann credette di ravvisare le sembianze di Agamennone. L’oreficeria aveva molta importanza nel mondo miceneo, per questo sono numerosissimi gli ornamenti d’oro venuti alla luce dalle tombe: maschere d’oro lavorate a sbalzo, pettorali, tazze, orecchini, bracciali per uomo. Tutti questi oggetti, inclusa la famosa maschera sono oggi conservati al Museo archeologico nazionale di Atene.

All’interno dell’acropoli si trova il palazzo reale, strutturato intorno a una grande sala quadrata (megaron) munita di un focolare centrale, con la sala del trono e una cella sacra. Nel megaron il re concedeva le udienze.

Fuori dalla rocca si sono conservati altri luoghi di sepoltura, il più notevole dei quali si trova su una collina di fronte all’acropoli: siamo parlando del Tesoro di Atreo (qui sopra), una tomba circolare di circa 14 metri di diametro e altezza coperta da una cupola conica formata da 33 anelli concentrici che alla cima si conchiudono in un unico lastrone. Una struttura a pan di zucchero tanto più sorprendente, visto il periodo in cui fu costruita. Da questo ambiente si accede a un locale più piccolo dove erano posizionate le tombe regali.

La città fortificata di Tirinto dista pochi chilometri da Micene. Anch’essa colpisce per le possenti mura formate da blocchi di pietra che arrivano a pesare anche 13 tonnellate: non a caso, secondo la mitologia erano state posate dai Ciclopi. Le mura sono lunghe circa 750 metri e hanno uno spessore che va dai 4,5 ai 7 metri. Al loro interno, una serie di cunicoli permetteva lo spostamento delle truppe. Il periodo di massimo splendore di Tirinto iniziò nel XV secolo a.C., quando la parte alta venne fortificata per la prima volta. Poi la città fu distrutta nel 1200 a.C. per ragioni su cui gli studiosi stanno ancora dibattendo. Come a Micene, anche qui il palazzo reale ha una struttura simmetrica che si sviluppa intorno al megaron.

Altri importanti siti per la storia della civiltà micenea sono Coraco, nei pressi di Corinto, Pilo e l’isola di Itaca.


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