Vademecum del turista responsabile

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turismoL’argomento del turismo responsabile o turismo sostenibile o turismo a basso impatto ambientale ci sta molto a cuore. Ne abbiamo parlato qui e qui. Purtroppo spesso i discorsi teorici restano un po’ campati in aria: meglio tradurli in consigli pratici, forse un po’ schematici, ma più facili da applicare. Ecco ad esempio alcune considerazioni importanti, che potranno sembrare scontate, ma non per tutti lo sono:

* Informarsi bene prima di partire, leggendo guide ai viaggi etici e siti web sulla storia e la cultura del luogo da visitare, in modo da selezionare in anticipo che cosa fare e che cosa evitare per essere un turista “responsabile”.

* Cercare il contatto con le popolazioni locali: troppo spesso con i viaggi all-inclusive e soggiornando nei villaggi turistici si rischia di stare per settimane in una nazione senza conoscerne neppure un abitante, totalmente avulsi dalla realtà locale. Come dice Patrizio Roversi, che con la moglie Syusy Blady gestisce il sito http://www.turistipercaso.it/, “se vado in un posto devo avere contatti con quel luogo, altrimenti resto a casa a guardare le cartoline“.

* Farsi ospitare in strutture a basso impatto ambientale (non è detto che debbano essere necessariamente povere). Tenendo presente che il turismo è, per definizione, un’attività ad alto impatto ambientale perché sradica e stravolge l’ambiente naturale di un paese, meglio informarsi bene sulle politiche dell’hotel a proposito di ambiente e sostenibilità (senza richiedere l’impossibile, perché in alcuni paesi concetti come “la gestione dei rifiuti” non sono ancora arrivati). 

* Farsi organizzare il viaggio da un tour operator che offre le maggiori garanzie di sostenibilità ecologica, equità sociale e trasparenza economica. Accertarsi che parte del denaro speso per il viaggio vada agli abitanti del luogo: molte strutture turistiche importano tutto dall’estero, senza creare ricchezza nel luogo dove si sono insediate.

* Utilizzare il più possibile mezzi di trasporto pubblici invece che autisti e pullman privati. Non è solo un modo per inquinare meno, ma anche per incontrare gente del luogo e conoscere meglio la cultura.

* Non lasciare mance ai ragazzini solo perché fanno tenerezza quando tendono la mano o aiutano a portare i bagagli: è un comportamento altamente diseducativo. Instillerà nella loro mente il pensiero che mendicare è un modo più facile per guadagnare denaro che non lavorare duramente come fanno i loro genitori. Lasciare piuttosto dei contributi in denaro a progetti di utilità sociale con sede in quel villaggio e comunicarlo apertamente a chi ci chiede denaro per strada, non limitarsi a dire la bugia “non ho soldi!“. Anche portare regali ai bambini (per esempio le classiche penne) costituisce una grossa tentazione. Sarebbe meglio regalare una scatola di penne a una scuola spiegando ai ragazzi per la strada che, se vanno a scuola, le potranno usare a lezione.

* Non incentivare il lavoro nero del paese accettando di essere condotti da guide o taxisti non autorizzati solo perché “costa meno”: è solo una maniera per togliere lavoro a chi fa quel mestiere onestamente.

* Chiedere alle guide locali quali comportamenti dei turisti possono essere dannosi: vi daranno i consigli giusti per non creare problemi, anche senza volerlo. Va poi da sé che la massima attenzione deve essere riposta nella salvaguardia della flora e della fauna locali.

Del resto, poiché il mancato rispetto dell’ambiente e dell’economia portano inevitabilmente al deterioramento del luogo, il turismo responsabile in fondo è l’unico modo per permettere che il turismo continui a esistere in futuro. In altre parole, tutti noi cerchiamo già, spontaneamente, una destinazione non inquinata, genuina, dove non regni la miseria più nera, ma la gente vive in maniera dignitosa. Insomma, una destinazione “sostenibile”.


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