Olimpia, uno dei siti archeologici più interessanti della Grecia

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Il nome della città di Olimpia, nel Peloponneso nordoccidentale, a circa 250 km da Atene, sarà per sempre legato ai giochi sacri più famosi dell’antichità, che in questa città erano indetti ogni quattro anni – precisamente nei mesi di luglio e agosto – in onore di Zeus.

In realtà la zona di Olimpia era già abitata dal III millennio a.C. e, anche se la prima Olimpiade si svolse probabilmente nel 776 a.C., la tradizione dei giochi risale probabilmente a molto tempo addietro.

Ai giochi partecipavano tutti gli elleni e per l’occasione si sospendevano addirittura le guerre in corso. Erano la più grande attrazione del mondo greco, a cui assistettero le personalità più in vista del mondo della cultura e della politica.

Nel 394 d.C. i giochi olimpici vennero vietati dai cristiani per via della loro origine pagana. Così Olimpia fu praticamente dimenticata per quindici secoli, fino al 1875, quando iniziarono i primi scavi archeologici, che portarono alla luce un recinto sacro (Altis), ovvero un’area sopraelevata di forma rettangolare che raccoglieva gli edifici dedicati al culto, fiancheggiata su due lati dagli edifici per le gare sportive (stadio, ippodromo, palestra e ginnasio). Il parco archeologico costituisce uno dei più importanti centri dell’arte greca; annoverato dall’UNESCO nell’elenco dei siti patrimonio dell’umanità, è una mèta imperdibile per chi visita il Peloponneso.

Purtroppo l’enorme statua di Zeus scolpita da Fidia, che era una delle sette meraviglie del mondo antico, è andata perduta, insieme a buona parte delle costruzioni. Oggi si possono ancora vedere i resti dei muri di fondazione e le colonne di alcuni degli antichi edifici, ma è necessaria parecchia immaginazione per rivivere l’atmosfera grandiosa che doveva accompagnare le antiche olimpiadi. Tra i luoghi adibiti allo sport quelli che si sono parzialmente conservati sono lo stadio (costruito nel IV secolo a.C., era separato dal recinto sacro mediante il portico di Eco; in alto ne vediamo il bellissimo arco d’entrata, ben conservato) e il ginnasio (che comprendeva locali per i giochi, bagni e spogliatoio).

Per quanto riguarda gli edifici religiosi, le più importanti rovine sono quelle del tempio di Zeus, eretto intorno al 470 a.C. in stile dorico. La sua pianta prevedeva 6 colonne sui lati corti e 13 su quelli lunghi. I muri in pietra calcarea erano decorati da stucchi. Il tempio conteneva sculture in marmo di varie divinità, tra cui la sopraccitata statua di Zeus. Ma oggi rimangono soltanto dei resti dell’edificio, tra cui una parte del colonnato esterno.

Ma il santuario più antico del recinto sacro è il tempio di Era (o Heraion, nella foto qui accanto), risalente al VII secolo a.C. Al suo interno venivano conservate le corone di alloro riservate ai vincitori dei giochi.

Una delle vie dell’Altis era fiancheggiata da dodici thesauroi o camere del tesoro, in cui venivano conservati i doni solenni delle singole città greche che prendevano parte ai giochi. In discreto stato di conservazione è anche il Philippeion, un edificio di forma circolar costruito nel IV secolo a.C. in onore di Filippo II di Macedonia.

Molto suggestiva anche l’Officina di Fidia dove secondo la tradizione fu scolpita la grande statua. Sui muri originari nel V secolo fu edificata una chiesa bizantina, di cui si distinguono ancora i simboli e gli ornamenti. L’antica porta monumentale dell’officina fu trasformata in abside.

Assolutamente da non perdere una visita al museo del sito archeologico, in cui sono custodite le preziose decorazioni dell’antico Tempio di Zeus, due frontoni e dodici metope estremamente raffinate, oltre alla Nike di Peonio, all’Ermes di Prassitele e a vari attrezzi sportivi utilizzati dagli antichi atleti.


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