Festival dei Navigatori di Terra 2014: il resoconto di Dario Arpaio

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Festival dei Navigatori di Terra 2014L’anno scorso, il 21 giugno, ho incontrato Heinz per la prima volta. In sella alla sua Honda Goldwing, arrivava da Essen, dove vive, per partecipare, anche lui come me, al Festival dei Navigatori di Terra a Majano (UD). La reciproca simpatia è stata immediata. Mi aveva poi lasciato con un amichevole saluto: ‘Stai certo che nella vita ci si incontra, magari per caso, almeno due volte. Il mondo è così piccolo!’. Ho rivisto Heinz alla nuova edizione del Festival dei Navigatori di Terra 2014, tenutosi come ogni anno a Majano dal 20 al 22 giugno. Questo motoraduno è il frutto dell’incontenibile entusiasmo di Italo Barazzutti (nella foto qui sotto) friulano viaggiatore instancabile, anche lui a bordo di una Goldwing, con la quale ha attraversato mezzo mondo, dai deserti della Mongolia alle due Americhe. E’ lui il cuore del raduno. Con i suoi libri ha ispirato e invogliato tanti follower a non mollare mai la strada, ma soprattutto a viverla in amicizia, rapportandosi senza pregiudizi con semplicità, spontaneità e immediatezza agli altri, a coloro che si incontrano lungo la via. Sono arrivato a conoscere Italo nella mia costante ricerca di fonti e di ispirazione per le mie seppur tardive avventure sulle due ruote. Prima dei suoi due libri, Verso la Mongolia e Sulla Via della Seta, avevo letteralmente divorato le mitiche cronache dei viaggi dell’inglese Ted Simon, il famoso globetrotter Jupiter. Italo è lui pure un gran personaggio, oltremodo capace di contagiare chiunque con il suo entusiasmo. Davvero difficile restarne immuni. Si agita in lui uno spirito bambino eppure temerario che insegue il Mondo per amarlo. Avendo la ventura di partecipare alle feste da lui organizzate a Majano, non si può resistere alla sbornia di resoconti di viaggi nutrendo la propria spinta a partire per ogni dove, soli o in compagnia. I Navigatori di Italo sono tanti, provenienti da tutta Italia (e non solo). Tutti accomunati dal senso dell’avventura su due ruote vissuta lungo i viaggi sostenibili (come li chiama Italo, quelli di qualche giorno, magari giusto fuori porta), per arrivare ai lunghi tragitti da sogno, verso Est o in Africa o altrove. A volerlo, c’è solo l’imbarazzo della scelta se si inquadra una possibile meta con l’ago della bussola.

Italo Barazzutti

Italo Barazzutti

La festa si tiene, come ormai tradizione da qualche anno a questa parte, da Gardo, la trattoria gestita da patron Renzo, che offre ospitalità gratuita per i campeggiatori nel suo grande prato, impegnandosi lui stesso a sfornare di continuo costine e wurstel, o l’immancabile frico, piatto tipico friulano, insieme a quant’altro possa accompagnare un buon cabernet –di quello che si può trovare solo in Friuli- e… birra a volontà. Fin qui tutto nella norma rispetto ai tanti motoraduni che si tengono un po’ ovunque, soprattutto in questo periodo. La variante che ne fa un evento unico e raro, è lo spirito di genuina amicizia che origina da Italo e pervade chiunque ad ogni attimo della festa. Ci si scambia opinioni, resoconti, informazioni. Si fanno gite per non perdere l’abitudine e fare raffreddare troppo i motori… Quest’anno, il sabato mattina, è stato programmato il percorso da Majano fino alle sorgenti del Piave. Si incontrano tanti personaggi. Si ascolta. Soprattutto si impara ad ascoltare. Anche in questo sta la ricetta vincente del Festival. Si vive la cosiddetta fratellanza tra bikers, ma soprattutto si va alla scoperta del vero senso del viaggio nei suoi significati più semplici e profondi al tempo stesso. Viaggiare è partecipare alla vita, è vivere il Mondo, è porsi all’ascolto di chi è diverso da noi, che lo si incontri vicino o in terre lontane. La moto è il mezzo perfetto, unico. E’ quello che, come racconta Italo, permette di dormire in un hotel da un milione di stelle, come è stato per lui in Iran, quando per un contrattempo ha dovuto montare la tenda in piena notte in mezzo a un deserto, scoprendo il cielo di sopra, così vivo che altrove non sarebbe mai dato di raggiungere con gli occhi e con il cuore. Il Viaggio, in fondo, ci conduce poi sempre al centro di noi stessi. Ci si scopre vivi in coloro che si incontrano e ogni difficoltà, disagio, contrarietà vengono superati da quella spinta incontrollabile che porta via dalle quattro mura di casa, dalla quotidianità, a volte dura e opprimente. Su uno dei muri del capannone dove ci si riuniva, campeggiava una citazione del Dalai Lama: “Strani gli occidentali, così concentrati sul futuro, trascurano il presente come non dovessero mai andarsene, per poi morire senza avere mai vissuto”.

Durante i tre giorni di festa, dal 20 al 22 giugno, tanti sono stati i personaggi che si sono succeduti al microfono, nel capannone dove sono state raccontate emozioni e itinerari di viaggio davanti al megaschermo allestito da patron Renzo o più semplicemente alla buona, dietro un piatto di patatine e un bicchiere di vino condiviso con gli amici, sparpagliandosi qui e là nei vari gazebo nel grande prato.

Vorrei ricordarne qualcuno in particolare e non me ne vogliano gli altri.

Grande peso ha avuto la partecipazione di Fabrizio Jelmini, famoso fotografo documentarista. Con lui si è analizzato e condiviso il senso più profondo del Viaggio, sia pure intorno al mondo –lui di Paesi ne ha visitati 97 nel corso della sua professione- pur di arrivare poi a conoscere se stessi nel confronto con l’altro. Sono state proiettati alcuni suoi scatti estratti da due reportage, il primo nelle favelas di Salvador de Bahia, il secondo a nord di Addis Abeba, durante una spedizione effettuata in quella terra devastata dalla mancanza di acqua. I volti di quei bambini, di quelle donne, di quegli anziani esprimono la sottile tenerezza attraverso la quale Fabrizio si avvicina al soggetto, senza invaderlo, senza rubarlo, creando con lui una connivenza rara nella schiera dei grandi fotografi ai quali lui appartiene. Le immagini scorrevano sul grande schermo accompagnate dalla voce e dalla chitarra di Anthony dei W.I.N.G., grande blues il suo, davvero capace di emozionare sulle cover dei vecchi grandi successi indimenticabili.

Altra forte emozione è stata suscitata dai resoconti di Gianni ‘Piuma’ Forti che ogni anno ripete l’avventura di portare con gli altri bikers del suo gruppo aiuti e regali ai bambini dell’ospedale infantile di Nova Gorica e più a sud all’orfanotrofio di Sarajevo. POTI MIRU , ovvero sentieri di pace è il nome di questo progetto di solidarietà spontanea, schietta e viva nel cuore di chi vuole coniugare la moto con il viaggio, offrendo e ricevendo amore.

si mangiaTanti sono i nomi dei Navigatori che si sono alternati al microfono… Donato Nicoletti che vive la moto a 360°, organizzando viaggi da sogno in Asia e non solo.

Paolo Ciapessoni, che con il suo GS viaggia alla scoperta di nuovi sentieri, mappati con il gps, offrendo itinerari accessibili a chiunque. Che vale una notte nel deserto del Marocco quando è possibile raggiungere il cielo dalle cime dell’Atlante… Tra l’altro è anche uno dei più stretti collaboratori della bella rivista MOTOTURISMO, unica nel suo genere.

…e poi tanti tanti altri amici. Agostino Colombo che ha viaggiato per tutta la penisola scandinava, toccando Capo Nord con la sua Africa Twin. Alessandro Marotto che da Bologna ha compiuto il giro del Mediterraneo attraversando 18 Paesi e 3 continenti in cinque magici mesi… Elisa Assirelli che da Forlì sta compiendo i suoi primi passi in moto e sull’entusiasmo contagioso di Italo ha raccontato delle sue avventure in Val d’Aosta, in Savoia. C’era anche Andrea ‘il Capellone’ che ha invitato tutti alla 10° Biker’s Night a Ozegna (TO) il 4 ottobre prossimo. Da non perdere… Ci sarà anche Italo come special guest.

Ovviamente non poteva mancare alla festa l’altro grande ‘furlan’ Sergio Freschi ‘Jejo’. Personaggio davvero unico, un compagnone che sulla sua vecchia Guzzi 850 T5 del 1985 ha percorso le strade della Mongolia. Da quel viaggio è nato il libro Giorni Nomadi. Quando gli ho espresso tutta la mia ammirazione dicendogli che quelle pagine le ho letteralmente divorate, lui mi ha risposto che devo avere uno stomaco davvero forte…

Infine vorrei citare Pietro Rosenwirth, lui, pur diversamente abile, viaggia su di un Burgman a tre ruote e ha fondato a Trieste, dove vive, una Onlus per promuovere viaggi sostenibili e rimuovere le barriere, ovunque esse si presentino. Ha anche dato vita a un progetto Adotta 1 km di Sogno… A titolo di cronaca a Zurigo, e se non ricordo male anche a Vienna, è stato negato l’accesso in città al suo mezzo giudicato ‘non appropriato’ che, viceversa ha attraversato in lungo e in largo l’Europa e non solo…

Questo, in breve, è stato il Festival dei Navigatori di Terra, e il sogno di Italo Barazzutti, viaggiare in amicizia… continua… Grazie Italo!

Dario Arpaio

2 commenti su “Festival dei Navigatori di Terra 2014: il resoconto di Dario Arpaio”
  1. Dario ha detto:

    A proposito … Per chi volesse conoscere meglio il talento di Anthony che con la sua chitarra è davvero un grande blues man … Può seguirlo su FB :
    http://www.facebook.com/anthonybasso1

  2. Dario ha detto:

    A proposito … Per chi volesse conoscere meglio il talento di Anthony che con la sua chitarra è davvero un grande blues man … Può seguirlo su FB :

    http://www.facebook.com/anthonybasso1


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